In mostra a Milano lopera immorale e illecita di
Andres Serrano
In occasione della seconda edizione della Giornata del Contemporaneo
(14 ottobre 2006), promossa dallAssociazione dei Musei
dArte Contemporanea Italiani con il patrocinio del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Dipartimento
per i Beni Culturali e Paesaggistici, il Padiglione dArte
Contemporanea di Milano celebra lestro creativo di
un grande interprete dei nostri tempi, Andres Serrano, con
un duplice appuntamento: la mostra Il dito nella piaga,
una selezione di alcune delle sue più significative
fotografie degli ultimi ventanni, e la mostra The
Morgue, dieci lavori inediti dellartista tratti
dalla controversa omonima serie fotografica del 1992 e rappresentanti
cadaveri ripresi in primissimo piano, particolari di corpi,
una mano, un torso, inseriti in un contesto talmente neutro
da riuscire a distrarre lattenzione dal soggetto ritratto
per elevarla ad una considerazione puramente estetica. Immagini
macabre e scioccanti a lungo tenute nascoste per volere
dello stesso Serrano e che ora vengono presentate per la
prima volta, in esclusiva assoluta.
Per
me larte ha un obbligo morale e spirituale che rifiuta
qualunque tipo di finzione e parla direttamente allanima.
Fotografo
irriverente e maledetto, Andres Serrano mostra da sempre
i temi più controversi e polemici del mondo in cui
viviamo, scavando nelle pieghe più scure delle umanità
più irrazionali e sgradevoli, con la costante ricerca
della bellezza, anche nelle situazioni più estreme:
il fanatismo, la corporeità, la xenofobia, la malattia
e la morte sono stati infatti oggetto della sua meticolosa
attenzione.
Nato
a New York nel 1950, cresciuto con il mito di Bob Dylan
(Lui sì che era un ribelle totale), Serrano
raggiunge la notorietà nel maggio 1989, quando il
senatore americano Alphonse DAmato stracciò
al Senato una immagine di Piss Christ, un crocifisso
immerso nellurina, gesto che, oltre a consacrare Andres
Serrano come artista maledetto, apriva un dibattito nazionale
sulla libertà di espressione attraverso larte.
Eppure
questuomo amante della vita in ogni suo aspetto si
definisce un artista religioso del passato con idee
contemporanee, e non ha mai cercato di distruggere
le icone religiose, bensì di crearne di nuove.
Ho
vissuto ai margini della società per molto tempo
e mi sento ancora estraneo alla società convenzionale.
Ho usato droghe e vissuto al limite, ma sono diventato un
elemento socialmente recuperabile solo nel momento in cui
ho iniziato ad esprimermi attraverso la mia arte e a venderla.
Sentivo che il mio destino era di essere un artista. È
bello essere un ribelle ed essere arrabbiato.
Ciò
che sembra una forma di provocazione si manifesta come una
vocazione: quella di trattare temi e problematiche che ci
riguardano come esseri umani attraverso immagini che si
distinguono, inoltre, per la loro bellezza. La bellezza
è una componente essenziale del lavoro di Serrano.
Attraverso di essa lartista intensifica la tensione
che seduce lo spettatore con il fascino proibito dei temi
tabù. Di fatto, Serrano ha confessato che il suo
obiettivo come artista è sempre stato quello della
bellezza: Credo che sia necessario cercare la bellezza
anche nei luoghi meno convenzionali o nei candidati meno
insospettabili. Se non incontro la bellezza non sono capace
di scattare alcuna fotografia.
Ma
si può parlare di arte nella morte?
Assolutamente.
La morte è stata una grande fonte di ispirazione
per gli artisti di tutti i tempi, fin dallantichità.
È qualcosa di naturale, anche se noi umani non ne
vogliamo mai parlare.
Lei
ha affermato: Ho fotografato la morte con distacco
clinico Cosa voleva dire?
Ho
parlato del distacco clinico come di un requisito professionale
necessario per lavorare in un obitorio. in certe situazioni
devi diventare immune a immagini e a odori che in altre
circostanze potrebbero voltarti lo stomaco. Lidea
è quella di crearti uno spazio mentale di conforto
che ti permetta di lavorare in quelle condizioni. Allora
trovi la bellezza anche nella morte. Quando ero in obitorio
ho sentito di far parte di una piccola famiglia di dottori,
assistenti e di altri professionisti che lavorano ogni giorno
con la morte. Mi rendo conto tuttavia che lanimo umano,
per quanto professionale, non accetterà mai lidea
che un giorno tutto possa finire. Un giorno una dottoressa
che lavorava in obitorio da più di un anno, in apparenza
senza alcun problema, entrò nel suo studio e sul
tavolo per lautopsia vide una persona che conosceva.
Rimase così sconvolta che non tornò più
al suo lavoro.
Artisticamente
sospeso tra tradizione e innovazione, lefficacia delle
sue immagini va ricercata anche tra i meccanismi della pubblicità.
I colori accesi, la precisione dei titoli, luso di
un linguaggio breve, ma sempre eloquente, sono tecniche
di lavoro che Serrano ha appreso in una agenzia di pubblicità
in cui lavorè a ventanni e che oggi gli permettono
di esprimersi in forma diretta, senza veli né ipocrisie.
I
dettagli dei suoi scatti sono curati in maniera maniacale,
i colori purissimi. Ma non ci si trova di fronte a un falso
perché i corpi ritratti per lultima volta dallobiettivo
di una macchina fotografica sono veri, talmente veri da
sembrare finti.
Il
carattere trasgressivo e provocatorio accompagna tutte le
opere, limpostazione delle immagini sembra essere
quella tipica della ritrattistica dello star-system, ma
laccento è posto sulla diversità, si
addentra nellindagine delle paure inconsce, delle
divisioni sociali e razziali. Ne emerge una collezione di
figure che mantengono il consueto realismo, tipico di Serrano,
anche nelle costruzioni più visionarie e accecate.
Immagini
che affascinano e disgustano al tempo stesso, curate nei
più piccoli dettagli tanto da farle diventare eleganti
nella loro drammaticità e crudezza, su cui spesso
interviene per renderle semplicemente più belle per
chi poi le guarderà, lasciando lo spettatore affascinato
proprio da ciò che di solito si rifugge, da quegli
aspetti dellesistenza che comunemente si preferisce
negare.
E
lei che rapporto ha con la morte?
Ne
ho rispetto e come tante persone provo paura e fascino.
Quando ho deciso di fotografarla ero curioso di vederla
da vicino. Ma non mi ci sono soffermato troppo. non sono
una persona morbosa.
Ha
paura di morire?
Come
tutti in questo mondo. Chi non ne ha? Lunica cosa
che spero è che la morte arrivi in tarda età,
e nella maniera più dolce possibile.
E
se qualcuno fotografasse la sua morte?
Se
un giorno accadrà, non potendo dire la mia, spero
solo che sia una bella foto!.
Cosa
spera ci sia dopo la morte?
Semplicemente
la vita.
The
Morgue (Infectious Pneumonia) 1992
Stampa
cibachrome, silicone, plexiglas Courtesy dellartista
e di Paua Cooper Gallery, New York
The
Morgue (knifed To Deatg I) 1992
Stampa
cibachrome, silicone, plexiglas
Collezione
Museo Extremeno e Iberamericano de Arte Conteporaneo, Badajoz