Daniela
Argiropulos
Si dice che nei secoli passati i poeti avessero una funzione
sociale ben precisa: guidare i popoli ed elevarne lo spirito.
E allora, partendo dalla lettura di alcuni passi di Ugo
Foscolo, tentiamo una interpretazione sulle motivazioni
profonde che spingono ogni essere umano e lintera
collettività a prendersi cura dei propri defunti.
" non vive ei forse anche sotterra...
nella mente de suoi? Celeste è questa
corrispondenza
damorosi sensi,
celeste
dote è negli umani
(Dei
Sepolcri, 29-31)
Così, nel 1806, scriveva Ugo Foscolo in seguito ad
uno dei numerosi ed accesi dibattiti sorti in seguito allapplicazione
delleditto di Saint Cloud, emanato due anni prima
per volere di Napoleone, con il quale si stabiliva definitivamente
che i cimiteri, per motivi di igiene pubblica, dovessero
sorgere al di fuori dei centri abitati. Fu un cambiamento
epocale, perché fino ad allora le comunità
erano abituate a seppellire i propri cari nelle aree adiacenti
alle chiese, allinterno di paesi e città; lobbligo
di doverli trasferire fuori dalle aree urbane fu da molti
percepito come una profanazione, una inaccettabile mancanza
di rispetto, un vero e proprio strappo al comune sentimento
di pietà per i trapassati.
Sono
trascorsi duecento anni da un atto che segnò la nascita
dei cimiteri moderni. Oggi, lontani da tutte le polemiche
di allora, leggere i versi di Foscolo ci porta anche a ragionare
sullintensità del sentimento che da sempre
spinge luomo ad onorare i defunti. È un sentimento
che si afferma come principio e che, in tale veste, ritiene
irrinunciabile lesistenza di un luogo dove le spoglie
dei propri cari possano essere accolte e custodite con dignità,
per percepire più fortemente che altrove la presenza,
il contatto, addirittura il dialogo con coloro che non sono
più fisicamente insieme a noi. La celeste
corrispondenza damorosi sensi non è
altro che questo: la tomba mantiene vivo il ricordo della
persona che vi riposa e ciò allevia, seppure in minima
parte, il dolore generato dal vuoto della sua assenza. Sulla
tomba dei nostri cari sentiamo la loro presenza indipendentemente
dal tipo di fede che ci conforta. Proseguendo nella lettura
dei Sepolcri, si incontra un passo in cui le tombe vengono
chiaramente definite il luogo della memoria collettiva dei
popoli:
A
egregie cose il forte animo accendono
lurne
de forti, o Pindemonte; e bella
e
santa fanno al peregrin la terra
che
le ricetta.
(Dei
Sepolcri,151-154)
Uscendo
dalla dimensione degli affetti privati il poeta qui si spinge
ben oltre, fino a definire i monumenti funebri dei personaggi
illustri come luoghi che testimoniano le gesta di quelle
persone e che, mantenendone intatta la memoria, le tramandano
ad ognuno di noi, insegnandocene la grandezza e spronandoci
a vivere con responsabilità civile il nostro ruolo
nella società. Così le tombe divengono patrimonio
della collettività, testimonianza perenne non solo
di esistenze passate, ma anche dellidentità
storica di ogni comunità.