E’
con profondo cordoglio che mi trovo a redigere queste righe in memoria
di Papa Giovanni Paolo II. Che cosa scrivere, che cosa cercare di
trasferire ai lettori che questo grande uomo non abbia già fatto nell’arco
della sua intensa e tormentata vita? I giornali, le televisioni, la
gente, in questi giorni hanno più che diffusamente trattato la notizia,
chi affrontandola come sterile evento di cronaca, chi invece relazionando
sull’accaduto dando ampio spazio alla cristiana commozione e cordoglio
legato al decesso di uno dei più incredibili uomini del XX secolo.
Ritengo che fornire un breve e certamente non esaustivo riepilogo
della sua vita possa comunque aiutare a comprendere, a chi non avesse
ancora ben chiaro la grandezza d’animo di quest’uomo, la straordinaria
missione che Karol Wojtyla ha saputo perseguire in 26 anni di pontificato.
Nato
a Wadowice da una umile famiglia, perde la madre all’età di nove anni
ed il padre, importante figura di riferimento anche nella sua formazione
religiosa, all’età di ventun’anni. Tra il 1934 ed il 1938 prende parte
alle rappresentazioni del teatro scolastico a Wadowice e dopo il suo
trasferimento a Cracovia, parallelamente alla frequentazione dell’università,
recita nel teatro Rapsodiczny, alimentando una passione per il palco
che diventa una forma di resistenza per un giovane che per mantenersi
gli studi ed evitare la deportazione durante la guerra, lavorava prima
nelle cave di pietra di Zakrwek e poi in una fabbrica di prodotti
chimici, la Solvay (distante 7km da casa, percorsi tutti i giorni
a piedi con zoccoli di legno…).
Lascia
il lavoro in fabbrica l’1 novembre 1946, giorno in cui viene fatto
prete e celebra la sua prima messa nella cripta di San Leonardo, nel
Wawel, in patria. Rientra a Cracovia nel 1948 e viene inviato in parrocchia
fuori città, a Niegovic, promovendo uno spettacolo teatrale per i
giovani che gli vengono affidati. Mantiene intanto i contatti con
l’ambiente universitario, ricoprendo il ruolo di insegnante di etica
a Cracovia nel 1953 e a Lublino nel 1954. Ottenne infine la libera
docenza nel 1957. Nel 1958, per mano di Papa Pio XII, viene nominato
vescovo ausiliare di Cracovia. Già da vescovo emerge un aspetto del
suo futuro pontificato che più lo caratterizzerà: il rapporto con
i giovani. E’ infatti in vacanza con dei ragazzi della parrocchia,
quando gli viene comunicata la notizia della nomina a vescovo, e,
nonostante i crescenti impegni, non si nega al contatto con i giovani
e al dialogo con questi ultimi.
Tra
il 1958 e il 1978, da vescovo, non abbandona la sua passione di scrivere
pubblicando molti articoli e racconti sul settimanale Tygodni Powszechny
e sul mensile Znak.
Nel
1962, in occasione del Concilio di Roma, prende una decisa posizione
nei confronti della difesa dei diritti umani intervenendo con una
frase che è divenuta il manifesto di una delle sue tante missioni:
“ Ricordatevi di avere sempre nella mente e nel cuore che la dignità
della persona umana va sempre difesa e sostenuta”. Amante della filosofia
fin da adolescente, propone con fermezza il proprio pensiero comunicando
che l’uomo è il centro dell’azione passata e futura della Chiesa,
in quanto è la causa della venuta di Cristo. Ed è per tutelare l’uomo
che la Chiesa deve garantirgli dignità e diritti quali lavoro, casa
e libertà di religione. Questo è stato un ulteriore importante manifesto
del suo pontificato.
Nel
1964 viene nominato arcivescovo di Cracovia e nel 1967 diviene cardinale
a soli 47 anni.
In
difesa del diritto di libertà di religione, nel 1969, opponendosi
al governo che non voleva costruire una chiesa nella cittadina di
Nova-Huta (in quanto simbolo della società comunista), pone personalmente
la prima pietra e celebra messa all’aperto, sul terreno dove poi sorgerà
la chiesa.
Wojtyla
intanto comincia a praticare una attività per la quale verrà poi ricordato:
viaggiare. Certamente non per svago ma in funzione della propria missione
spirituale. Già nel 1969, in completa controtendenza con il passato,
visita la sinagoga ebrea del quartiere Kazimierz. Questa e altre future
azioni (tra le quali la visita da Papa alla sinagoga di Roma nel 1986,
il viaggio in terra santa, la preghiera al Muro del Pianto…) consentiranno
la conclusione di un quarantennio di polemiche con il mondo ebraico
con la storica esternazione “Ci impegniamo alla fraternità genuina
col popolo dell’Alleanza”.
Nel
16 ottobre 1978, Karol Wojtyla viene eletto Papa con il nome di Giovanni
Paolo II.
Non starò ad elencare
anno per anno le incredibili azioni di questo straordinario personaggio.
Certamente
Papa Giovanni Paolo II verrà ricordato come la principale autorità
morale del mondo, un protagonista ed un leader indiscusso del XX secolo.
E’
stato l’uomo capace di traghettare la Chiesa dal secondo al terzo
millennio donandole una visibilità senza precedenti e modificando
diverse tradizioni secolari che il conservatorismo del mondo cattolico
aveva reso immutabili. E’ stato lui il Papa del rinnovamento e l’”apripista”
di iniziative mirabili e storiche. Lui il Papa che, dopo gli Apostoli,
è entrato in una sinagoga ed ha parlato in una chiesa protestante.
Lui il Papa che ha assistito ad un concerto Rock ed a una partita
di calcio, che è stato ferito in un attentato ed è stato curato in
ospedale tra la gente comune, che ha incontrato nelle sole udienze
ufficiali 17 milioni di persone, che ha visitato più paesi del mondo
proclamando il rispetto dei diritti umani, della solidarietà, della
dignità del lavoro e del rigore della religione. E’ stato Lui il Papa
che, forse più di tutte le altre istituzioni, è stato la causa principale
della caduta del muro di Berlino e che, dopo l’impegno profuso affinché
questo accadesse, con umiltà ha ringraziato Dio “per avere potuto
vivere in un momento di svolta epocale per la storia dell’Europa,
del mondo e della Chiesa”.
Wojtyla
verrà certamente ricordato per essere stato il Papa della Solidarnosc,
il sindacato libero del mondo comunista.”Avendo un compatriota Papa,
siete al centro della storia”, disse una volta a Varsavia,”Quando
Solidarnosc nasce, il Papa è con Solidarnosc, causa fondamentale della
caduta dei regimi comunisti”, appoggiando la strada della solidarietà
in campo economico, sociale e politico che tale sindacato proponeva.
Ciò gli creò inimicizie (che portarono probabilmente al famoso attentato
del 1981) e che lo convinsero a rinviare alcuni viaggi in Libano ed
a Sarajevo al fine di preservare la salute delle persone desiderose
di incontrarlo. E’ lui il Papa che ha ravvivato la devozione per Maria,
il Papa del terzo segreto di Fatima, il primo che ha chiesto di ridurre
il debito del Terzo mondo e che si è battuto affinché la sua Chiesa
assomigliasse ad una casa di vetro “dove tutti possano vedere che
cosa avviene all’interno e come essa compia la propria missione”.
Wojtyla
è stato infine il Papa mediatico che è apparso su internet, alla
televisione, nei talk show ed in molteplici eventi pubblici. Come
FENIOF abbiamo a riguardo una emozionante ricordo, più precisamente
di quando, durante l’udienza generale in Roma in occasione della
Convenzione FIAT-IFTA del 1982, Wojtyla salutò pubblicamente i Dirigenti
FeNIOF ed i Delegati Internazionali e, passando vicino alla postazione
dove essi si trovavano, strinse molte delle mani che si protendevano
verso di lui. E’ stato un Papa che, nei confronti delle persone,
non si è mai negato, nemmeno quando la malattia che lo affaticava
si era oramai resa evidente.
Lo
ricorderemo anche come il Papa del Giubileo del 2000 e, non ultimo,
come il Papa dei malati, dei poveri e dei bambini. Un giornalista
che lo vide in visita all’ospedale San Giovanni di Roma rilevò che
pareva uno in visita ai propri parenti, tanto era l’affetto che
traspariva nel baciare un malato di epatite. Memorabili anche le
immagini del suo viaggio a Calcutta, in occasione del quale si recò
in visita ai moribondi della casa di Madre Teresa.
Insomma,
che dire di più…Ci sarebbero pagine e pagine da riempire di aneddoti
e di frasi e preghiere di questo grande personaggio che abbiamo
avuto la fortuna di affiancare in questo nostro percorso terreno.
Lo spazio a nostra disposizione purtroppo è limitato. Quello nei
nostri cuori no.
Riposa
in pace, grande uomo. Ti ricorderemo con l’affetto che meriti.
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