Il tema

 


FENIOF: quarant'anni ma non li dimostra

Di Sandro Samoggia



Nata nel 1965 la FE.N.I.O.F. - Federazione Nazionale Imprese di Onoranze Funebri, ha sempre avuto alla base dei propri scopi la valorizzazione della categoria rappresentata e la sua  costante professionalizzazione. Ciò non casualmente, ma per lo spirito dei suoi fondatori (ne sono ancora attivi due: Augusto Golfieri e Cesare Trancolin), sia per intendimento dei vari direttivi che si sono susseguiti, sia per statuto.

Tutte le proposte, iniziative e progetti, grandi o piccoli che siano stati, ha sostanzialmente teso a questo scopo nello lettera e nei fatti, fin dai primi anni d’attività della Federazione, la quale:

·        ottenne la prima direttiva ministeriale che dava un assetto alla professione (1965), alla quale via via ne seguirono tante altre tutte con valenza sostanziale per capire che cosa fosse un’impresa di onoranze funebri;

·        editò il primo giornale di categoria (l’Informatore FENIOF - 1965), per dare informazioni corrette e tempestive alle imprese;

·        indisse i primi convegni regionali e nazionali per l’approfondimento dei temi e per l’assunzione delle direttive da attuare al fine della loro risoluzione (1965-1970);

·        iniziò ad operare sia in sede legislativa che amministrativa (1966-67) affinchè si disciplinasse l’attività con disposizioni possibilmente di Legge, atte a dare un effettivo inquadramento alla categoria;

·        assunse in forma diretta la trattativa per il rinnovo del Contratto di Lavoro con i Sindacati (1966), dando così forma e sostanza a contenuti ed inquadramenti, prima definiti da altri soggetti non rappresentativi del settore:

·        prese contatti ufficiali con le Federazioni di altri Paesi, per fondare prima l’Associazione Europea di Categoria (A.E.T – 1967) poi quella mondiale (FIAT-IFTA) e confrontarsi coi colleghi stranieri sulle problematiche comuni e/o reciproche;

·        ufficializzò concretamente il rapporto con il Ministero della Sanità (1968) portando avanti le proposte della categoria per il miglioramento delle norme riferite alle attività funebri e cimiteriali e per incidere consistentemente sulla riforma del Regolamento di Polizia Mortuaria del 1975 e del 1990;

·        realizzò ed organizzò la prima Mostra professionale di articoli funebri (Osmannoro Firenze – 1970) per creare nuovi rapporti fra le imprese funebri e ed i produttori e per far meglio conoscere ai primi le novità del mercato ed ai secondi le esigenze dei loro clienti;

·        editò il primo Annuario Nazionale della Categoria (1970) per aiutare i rapporti d’interscambio dei servizi fra impresa ed impresa.

·        intervenne in sede di attuazione della riforma del Commercio (1971) perché il settore, lì inquadrato, non subisse un’indiscriminata polverizzazione e potesse avere strumenti giuridici ed amministrativi per meglio difendersi dall’eccessivo rilascio delle autorizzazioni.

·        Affrontò le problematiche fiscali per le imprese funebri, derivanti dalla riforma tributaria del 1973, agendo sul Ministero competente per chiarire tutti i dubbi applicativi dell’Iva nella fatturazione dei servizi.

Forse la storia vera della FENIOF è compresa nei suoi primo otto anni di vita, durante i quali furono davvero puntualizzate le problematiche di settore, vennero individuati gli strumenti e le direttive atte o realizzare soluzioni concrete, si adottarono tutte le iniziative necessarie alla loro attuazione.

E così, anno dopo anno, decennio dopo decennio, i punti che abbiamo riassunto si sono sviluppati in forma tempestiva e costante a seconda delle nuove esigenze da risolvere e delle nuove normative che incidevano sull’imprenditoria funebre e non vi è stata sede importante (e non apparente) dove la FENIOF non abbia portato la voce della categoria con forza rappresentativa e con chiarezza d’intenti (con trasparenza, come si direbbe oggi).

I più vecchi ricorderanno certamente come una volta era uso per indicarli, epiteti come “beccamorti”, “cassamortari”, “becchini” e simili… Beh, io credo che oggi i giovani imprenditori del nostro settore non subiscano più questa individuazione insulsa e, perché no?, indegna della loro professione, e credo anche che in ciò la FENIOF  abbia effettivamente inciso, perché è da ricordare che nella sua lunga storia (specie nei contanti numerosi che si sono sempre avuti con la stampa, gli amministratori i politici, gli astanti ai congressi pubblici), essa ha sempre puntualizzata la realtà della professione funeraria quand’era messa in dubbio o dall’ironia, o dalla scaramanzia o, più semplicemente dall’ignoranza degli interlocutori.

Se fosse così, ovvero se la Federazione avesse, come io credo, saputo evidenziare il lavoro reale svolto dall’imprenditoria che rappresenta, superando e facendo superare all’opinione pubblica una mentalità retriva e non reale, gran parte delle sue funzioni e finalità sarebbero ampiamente realizzate, fermo restando che il passar del tempo porta nuove problematiche da studiare, rendere affrontabili e da risolvere… e su questo la FENIOF è stata, è e sarà sempre presente, come ha dimostrato allora e come sta dimostrando adesso.

Ritengo infine doveroso esprimere un altro breve commento a quanto fin’ora detto, sebbene ormai da mesi lontano da quella Segreteria che mi ha visto presente per oltre trentacinque anni.

Adesso, nel terzo Millennio, sembra ovvio, per non dire facilissimo, inventarsi un’Organizzazione sindacale nel nostro settore e trovare degli adepti che la sostengono, perché di fatto, esiste già una base concreta di problemi risolti, di modalità d’intervento affidabili, di programmi e iniziative sperimentati, di studi e materiali di grande valore giuridico; c’è insomma un “avviamento” collaudato da quarant’anni di sperimentazione sul campo realizzata si (è vero!) solo ed esclusivamente dalla FENIOF, ma che è sempre stata un bene comune a disposizione di tutti.

Basta, pertanto, fare riferimento a tutto ciò, ovviamente senza citarne la fonte, per porsi in alternativa ad essa, ma un’alternativa anomala, in quanto in definitiva più che “confrontarsi” su tesi e modalità, si pone in parallelo o, addirittura in coda a quanto già è stato fatto e che la FENIOF intende ancora fare.

Ma in fin dei conti, “mamma” FENIOF la sua bella età l’ha raggiunta e, se debbo essere sincero, mi sembra ben più dinamica ed affascinante di altre “donnine” più giovani che, nonostante gli sforzi, non ne hanno la qualità e l’inventiva.

E’ in definitiva il continuo dilemma fra l’”essere” (la FENIOF) e l’”apparire” (gli altri).

Sandro Samoggia