Da un certo punto di vista avremmo dovuto aspettarcelo.
Il piatto era talmente ricco da risultare quasi stupido
non approfittarne. Mi riferisco ai redazionali scandalistici
che, credo, tutti abbiamo avuto modo di leggere sui giornali
e di sentire o di vedere in radio e in televisione a seguito
degli episodi di malcostume emersi nella indagine condotta
dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Torino Giuseppe
Ferrando o in situazioni analoghe occorse anche in altre
province (ad esempio Ravenna).
Dopo
meno di un mese dal caso Molinette, il 26 febbraio
è apparso sul quotidiano Repubblica un
articolo di Paolo Berizzi che ha, per così dire,
accentuato lattenzione dellopinione pubblica
sul settore funebre e sui comportamenti, certamente illegittimi
e criminosi, adottati da diversi soggetti al fi ne di trarre
informazioni utili allaccaparramento dei servizi funebri
(e non solo).
Tutte
le tangenti sul caro estinto. Così i morti fanno
campare i vivi, titolava il redazionale di Berizzi.
Costui, forse sollecitato dallo scoop e dalla notorietà
che poche settimane prima aveva riscosso il collega Fabrizio
Gatti de LEspresso con linchiesta
sulle condizioni del policlinico Umberto I di Roma, ha pensato
di fare una indagine analoga facendosi assumere per una
settimana da una impresa funebre di Bari (sullidentità
della quale cè una fastidiosa e, forse, maliziosa
omertà) per rilevare sul campo non quanto
di positivo può esservi nellesercizio di un
mestiere certamente non ambito quale quello di necroforo,
ma unicamente le azioni e i comportamenti illeciti ed eticamente
discutibili che, con un qualunquismo generalista, Berizzi
attribuisce come regola operativa comune a tutte le imprese
(non è chiaro se solo di Bari o di tutta Italia).
Nel
mirino di Berizzi sono dunque finiti gli impresari di onoranze
funebri, i medici, gli infermieri, i barellieri, i necrofori,
gli autisti delle ambulanze ed i loro colleghi del soccorso
stradale, i responsabili degli ospedali pubblici ed i centralinisti
delle cliniche private. Tutti additati come avvoltoi che,
al momento del decesso, si avvicendano a vario titolo intorno
al cadavere per ottenere quello che linviato chiama
il caffè.
Certo,
la fotografia che emerge dallindagine ha elementi
che non ci sono del tutto nuovi. Se è vero che la
maggior parte dei decessi avviene nellambito di strutture
sanitarie, è evidente che, complice lassenza
di adeguati controlli, nel tempo si sono individuati, strutturati
e consolidati sistemi illegittimi e criticabili, da parte
di imprese senza scrupoli, volti allaccaparramento
dei servizi funebri.
Il
fenomeno, dunque, non è nuovo: lo conoscono gli operatori,
lo conoscono le direzioni sanitarie, lo conoscono le amministrazioni
comunali e regionali, lo conosce bene anche lo Stato che
da più di dieci anni riceve, anche da parte di Feniof,
lamentele al riguardo e solleciti per lapprovazione
di normative che consentano di legittimare maggiori controlli
e di erogare sanzioni anche importanti.
Allindomani
dellarticolo di Berizzi Feniof è stata contattata
da Rai Radio1 che, nellambito del programma del mattino
Radio anchio, ha prontamente previsto
una trasmissione di circa unora sullargomento
caro estinto.
Otre
al sottoscritto erano presenti al programma, guidato dal
bravo giornalista Stefano Mensurati, il Sostituto Procuratore
della Repubblica Giuseppe Ferrando, Luca Munari dellOspedale
Niguarda di Milano e Valentina Corvino di Help Consumatori.
La trasmissione, condotta in modo intelligente e tutto sommato
imparziale, ha però evidenziato i limiti di simili
programmi che si palesano nel limitato tempo a disposizione
per rispondere e, soprattutto, nel dover udire esternazioni
del tutto opinabili e criticabili senza avere modo di ribattere
e magari dover invece rispondere (quando chiamati in causa)
a quesiti su tematiche e su questioni di importanza residuale.
Fortunatamente
lintelligenza e lobiettività di alcuni
interlocutori hanno consentito di prendere le difese dellimprenditoria
sana che crede in questo lavoro e che si adopera per contrastare
simili criminosi fenomeni. In supporto a quanto asserito
da Feniof è venuto, anche se in modo indiretto, lintervento
di Ferrando che, relazionando sullindagine condotta
allOspedale Molinette di Torino, ha sottolineato come
i fenomeni di sciacallaggio e di spoliazione di denaro e
di oggetti dai defunti che Berizzi qualunquisticamente definiva
prassi comune in tutta Italia, in realtà non sono
stati rilevati dalla indagine torinese (condotta, per altro,
per diversi mesi e non solo per pochi giorni).
Feniof
ha avanzato, pur con un tono provocatorio volto a scuotere
lopinione pubblica, proposte concrete per fare in
modo che simili comportamenti, seppur difficilmente scongiurabili
nella totalità, vengano almeno ostacolati con il
supporto di una normativa nazionale che li vieti, nero su
bianco, e che dia luogo a sanzioni pecuniarie pesanti e
ad azioni più definitive quali la revoca della autorizzazione
ad operare.
Le
argomentazioni di Feniof sono, credo, ampiamente condivisibili.
Se il testo del ddl AS3310, che tutti attendevamo venisse
approvato nella passata legislatura, avesse concluso il
proprio iter si sarebbero gettate solide basi per avviare
una sorta di pulizia del settore e, se non altro,
per dotare gli enti preposti di una normativa forte a tutela
delle imprese funebri sane e dei diritti dei dolenti. La
legge avrebbe avuto inoltre una ulteriore valenza, la certezza
di sanzioni e di conseguenze penali anche pesanti per i
soggetti colpevoli di comportamenti illegittimi.
Ora,
se il testo dellAS3310 era stato già approvato
da Camera e Senato, evidentemente larticolato ivi
contenuto godeva di una certa condivisibilità. Cosa
occorrerebbe, dunque, per riprendere quel testo e, con la
buona volontà del caso, dargli quellultima
spinta affi nché divenga legge di Stato?
Il disegno di legge ha solo cambiato nome, ma è attualmente
catalogato come AS504. Forse linformazione data da
Feniof alla cittadinanza sullattuale immobilismo politico
nei riguardi del settore funebre e della necessità
di una normativa aggiornata (a vantaggio di tutti) può
avere aperto gli occhi a qualcuno. O forse no. Il dubbio
sorge spontaneo. Nellintervista del 27 febbraio quando,
dopo interventi di diversi relatori, la parola è
passata a Valentina Corvino di Help Consumatori che, evidentemente,
senza fare tesoro di quanto udito, ha voluto come di consueto
ricondurre la discussione alla questione dei costi e dei
comportamenti illeciti degli impresari funebri per raggiungere
i maggiori guadagni possibili. Premesso che lintervento
era assolutamente fuori tema perché si stavano analizzando
ben altre problematiche, le sensazioni condivise da me e
da molti associati che mi hanno contattato dopo la trasmissione,
sono sempre le medesime:
-
le proposte da soggetti esterni al settore per migliorare
lattuale situazione sono poche, se non nulle, ed è
più facile denunciare che proporre idee o soluzioni
intelligenti e concrete;
-
la conoscenza del nostro settore da parte di chi ne sta
allesterno è minima;
-
la certezza che parlando di costi esorbitanti si ottenga
notorietà e consensi da parte dellopinione
pubblica è evidente e, dunque, indagini simili dal
taglio scandalistico saranno certamente replicate;
-
il qualunquismo dei giornalisti che intervengono sulle nostre
problematiche settoriali è davvero preoccupante.
La
domanda della Corvino sul perché Feniof non intervenga
a controllare loperato delle imprese funebri è
sconcertante, tanto che, nel chiederlo, la stessa Corvino
si è poi interrogata sul fatto che la propria domanda
potesse essere fuori luogo. Ma, scusate, siamo un ente di
Polizia o una associazione di categoria? Le Procure, i Carabinieri,
i Comuni (che in diverse regioni, grazie anche alle leggi
regionali, hanno espressamente lobbligo di vigilare
sullattività funebre), cosa ci stanno a fare?
Se il settore ha storiche problematiche, il problema sta
nel fatto che Feniof non veste (e come potrebbe?!) i panni
del poliziotto? Ma perché si lascia spazio ad interventi
di questo tipo? No comment. La Corvino, prima di sollecitare
Feniof a maggiori controlli sui propri associati, è
a conoscenza di quanto la Federazione ha fatto e sta facendo
oppure avanza quesiti a caso, senza essersi prima adeguatamente
documentata?
Se
si fosse informata, la Corvino avrebbe compreso (si spera)
che Feniof non è il nemico da combattere, ma la Federazione
da sostenere per gli obiettivi condivisibili che si è
posta. Anche questo atteggiamento dimostra quanto si sia
prevenuti verso il nostro settore.
Tra
le molte telefonate pervenute in redazione durante la trasmissione
e tra gli interventi dei relatori intervenuti sono emerse
denunce di comportamenti criminosi che, in defi nitiva,
pur essendo in qualche modo ugualmente connessi alle imprese
funebri, hanno fondamentalmente evidenziato forti responsabilità
di altri soggetti, soprattutto del personale sanitario.
In particolare voglio ricordare lintervento lucido
di un medico di Caserta che ha dichiarato pubblicamente
che direzioni sanitarie, medici e personale sanitario sono
a conoscenza di simili situazioni e che non si sta facendo
tutto il possibile per risolvere il problema.
Feniof
è stata ovviamente chiamata a esprimere il proprio
pensiero al riguardo. Abbiamo manifestato lavversione
della nostra federazione a simili attività criminose.
Credo però che, pur rammentando che sarebbe un errore
fare di tutte le erbe un fascio, la costanza
con la quale negli ultimi tempi si stanno rilevando simili
criminose attività stia portando tutta limprenditoria
funebre sana verso una impopolarità che
renderà indifendibile ad oltranza la categoria.
È
giunto il tempo in cui, con coraggio e con coscienza, chi
crede nellattività funebre e la esercita con
passione e con impegno deve fare il possibile per contrastare
chi, con il proprio operato illecito, affossa la categoria
denigrando e sporcando il buon nome di tutti.
Ciò
può avvenire sostenendo Feniof che, anche tramite
il proprio impegno politico volto ad individuare normative
e strumenti accessori per modifi care lattuale situazione,
lavora da più di quarantanni per una maggiore
qualifi cazione delle imprese funebri e per latteso
riconoscimento da parte dellopinione pubblica.
Lindagine
avviata anche a livello giornalistico non si fermerà.
Ciò è un bene perché evidenzia le problematiche
e individua i responsabili. Ma è anche un male gravissimo
perché, nel girone dei peccaminosi, fi niscono e
fi niranno senza colpa anche impresari seri ed aziende che
lavorano nel rispetto delle leggi, dei dolenti e, soprattutto,
dei defunti.
È
davvero arrivato il momento di fare qualcosa di concreto.