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studi di settore
Tavolo di lavoro Feniof
per suggerire correttivi


Sulla scorta di segnalazioni giunte in Segreteria ad opera di alcuni associati che lamentavano diverse problematiche e aree di miglioramento degli attuali Studi di Settore TG55U, il 24 gennaio 2007, presso la sede della Federazione, è stato organizzato un tavolo di lavoro volto a rilevare e a riassumere lo stato dell’arte sulla materia. All’incontro erano presenti molti Consiglieri Feniof, accompagnati da propri consulenti, i quali hanno saputo analizzare i molteplici aspetti dell’attuale questionario e dello Studio di Settore in generale, rilevando le effettive lacune del sistema e riassumendo le proprie osservazioni e i propri suggerimenti in un documento da avanzare alla competente Agenzia delle Entrate.

In sintesi, le richieste di correttivi inoltrate da Feniof tramite Confcommercio riguardano situazioni comuni a tutte le imprese funebri italiane che, al di là delle dimensioni aziendali, si trovano a dover fronteggiare identiche problematiche.

Tra queste vi è senz’altro quella dei “tempi di attesa” del personale. Considerando che un'impresa che opera nel settore delle onoranze funebri non può adottare criteri di "pianificazione della produzione" e che, rispetto ad imprese di altri settori, deve comunque dotarsi di un numero minimo di addetti in grado di permettere lo svolgimento di un servizio funebre (sostenendo quindi un costo dipendenti, comprensivo di reperibilità e straordinari, anche in assenza di domanda di servizi e di produzione di reddito), è stata ritenuta valida la proposta di chiedere una valutazione percentuale dei tempi di attesa in modo da consentire una minore incidenza del costo del personale quando non vi è effettiva produzione di reddito.

Si è poi parlato delle regioni (Lombardia, Emilia Romagna e quelle che a breve seguiranno) che, con una legge specifica in materia funeraria, impongono alle imprese funebri alcuni requisiti obbligatori quali, ad esempio, un numero minimo di addetti e la disponibilità di almeno un carro funebre con la relativa autorimessa autorizzata. Questi obblighi comportano un aumento dei costi fissi senza che questo abbia una diretta ripercussione sulla produzione di ricavi. Si è valutato di proporre l’inserimento di un correttivo territoriale che vada a riparametrare in diminuzione il dato del costo del personale e del valore dei beni ammortizzabili, per equiparare la capacità di produzione di ricavi attribuita dallo studio di settore a queste voci di costo. Abbiamo ritenuto opportuno reiterare la richiesta di eliminare alcuni dati complementari non essenziali quali, ad esempio, le superfici in mq e i Kwh impiegati nel corso dell'attività. Sono dati che, per la loro reperibilità, necessitano di un preciso impegno specifico, in quanto non vengono rilevati per altri scopi contabili e amministrativi e risultano comunque ininfluenti ai fini del calcolo di congruità e di coerenza.

Si è poi evidenziato come il numero di addetti ed il costo del personale abbiano una forte incidenza sulla individuazione del cluster di appartenenza con l’effetto che, all'interno dei diversi cluster, una variazione anche minima ha l'effetto di innalzare di molto il ricavo congruo. Abbiamo pertanto inserito tra le nostre richieste che vengano rivisti i parametri per mezzo dei quali una impresa viene inserita in un cluster, anche attraverso l'individuazione di più opportune percentuali di appartenenza (distinguendo non tra piccole e medie imprese, ma tra imprese più o meno strutturate), al fine di assicurare al calcolo effettuato dallo studio di settore una maggiore coerenza con la realtà, tenendo comunque in conto quanto a livello statistico sia opportuno individuare cluster di entità numerica bassa. Sempre ai fini di una corretta clusterizzazione, abbiamo suggerito di inserire strumenti per monitorare la collocazione dell'impresa e per rilevare le differenze tra le imprese situate in comuni di diverse dimensioni e di diverso numero di abitanti.

Sui beni strumentali si è rilevato come in tali voci assuma particolare rilevanza il valore dei carri funebri. Questi, come tutti i veicoli, hanno una durata di utilizzo limitata nel tempo. I mezzi nuovi hanno un costo che, evidentemente, risulta di molto superiore al costo storico di quello che si va a sostituire. Poiché la sostituzione del veicolo non comporta un aumento del numero dei servizi svolti, il maggior valore dei beni strumentali non è sinonimo di maggiori ricavi. Abbiamo pertanto ritenuto opportuno reiterare la richiesta che, così come avviene per altri studi di settore, al valore dei beni strumentali non venga attribuito un coefficiente di regressione che incida sul calcolo del ricavo congruo.

Infine, abbiamo chiesto che, per le imprese che hanno un pro rata di indeducibilità al 100%, si possa scorporare l’Iva dai costi specifici, così come avviene per le imprese che hanno anche solo un 1% di detraibilità e per le quali l'Iva indeducibile è un costo generale. Per ultimo, in relazione alle Istruzioni “Quadro F, abbiamo richiesto di precisare meglio nelle istruzioni il rigo nel quale andare ad inserire correttamente alcune spese specifiche quali quelle per la tenuta della contabilità e quelle sostenute per la pubblicità.

Ora la discussione si dovrà spostare nei competenti uffici dell’Agenzia delle Entrate che, con il supporto della Sose, avrà il compito di recepire le segnalazioni e le richieste provenienti da Feniof. In quella sede sarà possibile argomentare nel dettaglio le nostre richieste e suggerire le possibili soluzioni.